Del Crocifisso di Marcianise finora sapevo di 2 miracoli (siccità e colera), e che quando fu mostrato a Papa Giovanni Paolo a Capua nel 1992, in occasione della sua visita alle diocesi di Capua e Caserta, ne rimase letteralmente estasiato. Ignoravo del tutto, invece, che avesse proferito alcune parole al suo scultore al momento dell’ultima scalpellata. Non so se è un altro evento prodigioso, una leggenda, semplice superstizione o altro, ma è una storia che ha radici antichissime e di cui sono a conoscenza molti anziani residenti nei diversi quartieri della città. L’ultima a raccontarmelo, alimentando ulteriormente la mia curiosità, è stata ieri una vecchietta settantenne alla fiera settimanale. “Mia zia , la sorella di mia mamma, nata nel 1898- spiegava l’anziana signora- raccontava spesso che non appena fu terminato, il Crocifisso domandò al suo scultore dove l’avesse visto per averlo ritratto così bene. Di questo miracolo ne siamo tutti al corrente sin dagli inizi dell’800 -continuava la signora- perché anche la mamma di mia zia era solita parlarne con amici e parenti”. Ho compiuto una serie di ricerche ed ho scoperto che più o meno la stessa storia viene raccontata riguardo al Crocifisso di Varano (Ischitella), opera databile, secondo gli esperti, tra la seconda metà del sec. XIII e la prima metà del XIV. In dettaglio, una leggenda popolare racconta come Gesù, stupito lui stesso per la bellezza dell’opera, sia apparso a San Luca per congratularsi dicendogli: “Luca, Luchist, addov’ me vidist, che tant bell mi facist?” “Luca, quando mai mi hai visto per avermi ritratto così bene?”. A questo punto, col vostro contributo desidererei capire se è una storia importata, un racconto frutto della fantasia popolare o c’è qualcosa di vero.
Per quanti son desiderosi , come il sottoscritto, di avere maggiori informazioni sulla storia del Crocifisso e i suoi miracoli, pubblico una ricerca effettuata dagli alunni del Novelli.
Da secoli il popolo di Marcianise è molto devoto al Crocifisso, collocato nella chiesa di San Michele Arcangelo.
Il sacerdote Raffaele Iodice, originario di Marcianise e vissuto a cavallo tra il XVIII e XIX secolo, scrisse nel 1906 un libro sulla storia del Crocifisso di Marcianise, per documentare e spiegare l’immensa devozione di questo popolo per la figura di Gesù. Il sacerdote è autore anche di altri libri con temi religiosi, che sono stati molto utili per ricostruire la storia civile dell’epoca, perché oltre a raccontare di miracoli e di santi, descrivevano la vita dell’epoca.
Rifacendoci a quanto documentato da Iodice, vediamo cosa accadde all’epoca.
Nel Maggio del 1706, il clero si recò a Napoli per comprare la statua di Nostro Signore sulla Croce, realizzato in legno da Giacomo Colombo, a testimonianza della grande devozione dei marcianisani per il Cristo.
Circa settantatré anni dopo, Marcianise, che era una cittadina agricola, con campagne fertili, attraversò un lungo periodo di siccità. Lo sconforto colpì il popolo ma, quando tutte le speranze sembravano perse, il clero, gli abitanti di Marcianise e i cittadini dei paesi limitrofi organizzarono una processione e portarono l’immagine benedetta per le vie della città.
Il giorno successivo in cielo si formò una grande nube e cominciò a piovere. Per ringraziare il Signore del miracolo avvenuto, il popolo donò gran parte del raccolto alla chiesa e decisero di costruire l’altare di marmo. A giugno i marcianisani organizzarono una festa per ringraziare il Signore della grazia ricevuta e il 14 Settembre di quell’anno, giorno già dedicato alla festa di Gesù Crocifisso, decisero di festeggiare con maggiore sfarzo. Questo è il primo miracolo attribuito alla statua del Crocifisso di Marcianise documentato.
Miracolosa è anche la storia che narra la costruzione della cappella, dove era deposta la statua del Crocifisso. Il testo di Iodice, narra che una vedova originaria del posto, in seguito alla morte del marito, dedicava gran parte della sua giornata alla preghiera e alle opere caritatevoli. Un giorno, mentre si trovava in Chiesa per le abituali preghiere, si addormentò e sognò Gesù che si lamentava del modo indecente in cui era tenuta la sua nicchia ed esprimeva il desiderio che fosse costruita una cappella dove collocare la sua statua. La vedova, sbigottita dell’accaduto, si recò dal sacerdote per raccontare del prodigioso evento, ma questi pensava che la donna si fosse suggestionata. La medesima visione continuava a ripetersi nei sogni della devota fedele e ogni volta, la stessa continuava a informare il sacerdote, che alla fine credette alle parole della donna. Il prete si recò per scrupolo in chiesa per osservare la nicchia e l’altare che ospitavano il Crocifisso e si rese conto delle pessime condizioni in cui era effettivamente tenuto. Il parroco decise allora di costruire una cappella per la statua di Gesù, tanto cara agli abitanti del paese, la quale fu eretta grazie alla vedova, che aveva venduto i propri gioielli per raccogliere la somma necessaria. Questo è quanto raccontato da Raffaele Iodice, lasciamo ai lettori la libertà di credere o meno a tali eventi prodigiosi.
I.S.I.S.S G.B Novelli 4Cu :Aversavo Nunzia,Galileo Massimiliana,Mangiacapra Amalia, Munno Gelsomina, Orefice Marianna.
Al Crocifisso di Marcianise, infine, viene attribuito anche il miracolo del colera. Nell’opuscolo dal titolo: “Marcianise e il SS.Crocifisso – Cenno storico, indulgenze, preghiere” don Raffaele Iodice scrive: Nel 1706 “ il clero…. interpreti del desiderio del popolo di Marcianise si recarono a Napoli, per fare acquisto di una statua di Nostro Signore sulla Croce…”; nell’anno del colera 1837: “ La processione si fermò nella piazza principale del paese; l’Immagine fu collocata sulla soglia della Chiesa di S.Carlo, luogo elevato e a vista di tutti: fu redatto un pubblico istrumento, con cui il Municipio si obbligava di fare ogni anno ai 25 luglio una festa a proprie spese, di far pratiche col governo del Re e con l’ Autorità ecclesiastica, perchè quel giorno fosse stato dichiarato festa ufficiale, di precetto previo il digiuno. L’istrumento, letto tra un religioso silenzio, fu seguito da uno scoppio di alte grida, e lagrime di gratitudine e di gioia per la grazia, che evidentemente si era ricevuta, e a Gesù fu dato l’epiteto, che dura tuttora, di Crocifisso del colera”. Nel 1839, dunque, il Consiglio Comunale deliberò quanto segue: “Il Decurionato (Consiglio Comunale), costretto dal voto generale della Popolazione, per solennizzare questa con tutta la pompa per l’evidente miracolo ricevuto in occasione del flagello del colera, ha stabilito questo articolo (per la festa del SS.Crocifisso) Per la quale festività, (25 luglio e poi settembre), resta incaricato il Sindaco con due Decurioni (Consiglieri Comunali) che saranno in ogni anno scelti dal Corpo Decurionale (Consiglio Comunale) per gli esiti a farsi all’oggetto. E nel 1930 il Mons. Donato Tartaglione ci lascia un Inno al SS.Crocifisso che fu musicato da Luigi Salzano.