Stamani passeggiando per la mia strada ho notato le onnipresenti bottiglie anti-pipì dei cani davanti all’ingresso di cortili e case, ne ho fotografo alcune e ho deciso di venire a capo di questa curiosa questione una volta per tutte. Mi son messo subito all’opera, dunque, per capire se tratta di un rimedio utile oppure se è una semplice credenza. Dopo una serie di ricerche sono arrivato alla conclusione che si tratta di una vicenda assai controversa tra gli stessi veterinari. Da un lato, infatti, c’è chi sostiene che questo escamotage può dare benefici perché scatta nella testa degli animali un meccanismo psicologico che dà loro fastidio. In altre parole, il riflesso della loro immagine nell’acqua li spaventa e intimorisce al punto che preferiscono allontanarsi e cercare un altro luogo dove fare i suoi bisogni. Di parere opposto son altri veterinari secondo cui l’istinto animale non bada a queste cose e consigliano l’utilizzo dello zolfo anche se hanno visto spesso tracce di urina là dove era stato applicato. Secondo un terzo filone di veterinari, infine, si tratta di un metodo empirico, diffuso grazie solo al sentito dire ma senza una soluzione vantaggiosa. In altri termini accade che che la bottiglia invada l’angolo scelto dal cane e lo costringa ad andarsene; se vuole però, può comunque lasciare tranquillamente la sua urina. A conclusione della nostra indagine, riportiamo una teoria non medica ma prettamente popolare alla base di questa usanza: il vento, quando passa sopra alle bottiglie, riempite parzialmente d’acqua per non farle cadere, produce un rumore come di fischio perchè le bottiglie stesse lo amplificano, e questo dovrebbe tenere lontani gli animali in genere. Tale teoria nasce forse da una ben più datata pratica popolare scozzese: le bottiglie – un tempo presumibilmente di vetro, ché quelle sì che suonano – venivano (e vengono tuttora) piantate nella terra, piene per metà, senza tappo, per tenere le volpi lontane dai pollai. Il vento impetuoso delle highlands, infilandosi nella canna della bottiglia, provocava un forte sibilo che teneva lontani o faceva rifuggire impauriti i predatori.