Le bufale non son tutte uguali e nel web ce n’è una varietà infinita. Non mi riferisco ai bovini che, bontà loro, pascolano liberamente nei campi, ma alle notizie false su Internet che, in alcuni casi, sono semplicemente delle goliardate che ti strappano un sorriso, in altri invece offendono la sensibilità e i valori, suscitando rabbia, indignazione e, consentitemelo, anche schifo. Per fare un esempio, devi essere davvero uno boccalone per prestare fede alla bufala pubblicata ieri dal magazine satirico “il Giomale.it”, con sottotitolo “Bufalicomicari alla riscossa – la sottile differenza che c’è tra una emme e erreenne” circa il ritrovamento dello scheletro di un gigante nel corso dell’edificazione di un palazzo a Marcianise. Decisamente altra cosa è però diffondere a macchia d’olio sul web notizie del tutto prive di fondamento su pratiche per fare soldi, cure miracolose per malattie incurabili, fatti mai accaduti per alimentare razzismo e omofobia o diffamanti su personaggi pubblici o addirittura per annunciare la morte di qualcuno. In questi casi, siamo difronte a delle e vere e proprie truffe perpetuate col solo fine di gonfiare la propria tasca. Ebbene sì perché, nel momento che cliccate su uno di questi articoli dal titolo accattivante o aggressivo, fate il gioco di questi signori procurandogli introiti. Pertanto, due realtà che ogni giorno si occupano di smascherare falsi online, il sito Bufale.net e Butac.it, hanno deciso di non limitarsi più alle smentite e di rivolgersi direttamente alla Polizia postale. Le bufale, ficchiamocela nella testa, indipendentemente dal contenuto perché raggiungono chi sa e non sa distinguere tra una semplice bravata e un inganno, hanno come sola conseguenza di far male alla società e soprattutto alla salute perché allontanano dalla realtà, generano sentimenti assai negativi verso qualcuno o gruppi, procurano malattie fisiche nel caso di una cattiva alimentazione, spesso basata su informazioni sbagliate scritte da qualche ciarlatano, e contribuiscono all’ aumento vertiginoso dell’ignoranza. Eppure la domanda mi sorge spontanea: ”Perché la gente crede ciecamente a ogni bufala”? “Le bufale si diffondono tanto, e velocemente, semplicemente perché sulla rete sociale tendiamo a fare amicizia con persone simili a noi, che fruiscono i nostri stessi contenuti”, spiega Walter Quattrociocchi, informatico, coordinatore del Laboratory of Computational social science dell’IMT di Lucca. Ma anche che “le varie categorie di utenti, da noi prese in esame, interagiscono molto poco tra loro”, spiega Quattrociocchi, “e quando lo fanno litigano, si insultano, ognuno resta della sua idea, poco importa se sia giusta o sbagliata”. Non solo: “Appassionati di scienza e complottisti, cioè quegli internauti che si informano su pagine definite alternative, dedicano alle diverse news che leggono la stessa quantità di attenzione, tutto indipendentemente dalla qualità dell’informazione, e persino dalla sua veridicità, perciò le notizie false hanno la stessa rilevanza delle notizie vere”. Insomma per dirla tutta chi si somiglia si piglia anche su Facebook.