Prendo in prestito dal grande Totò questa celebre frase, un mix di cinismo e comicità, per comunicarvi che non so voi ma a me questa campagna elettorale ha fatto venire voglia di braciole. L’ho desiderata, sognata, inseguita per diverse settimane e ieri finalmente l’ho divorata a casa di una mia amica. Quanto era buona, ne avrei mangiato altre 100 con altrettante fette di pane bagnate nel sugo, per intenderci la famosa “scarpetta”. Chissà, invece, cosa preferiranno i politici a pochi giorni dal voto. Leggevo stamani il piatto consigliato da Biagio per il candidato e vi assicuro che sono rimasto senza parole. Secondo questo signore, il candidato nei giorni del voto è colmo come un uovo: dentro ci sono la speranza, la paura, la risolutezza, la caccia all’ultimo voto, la tensione dell’attesa, di qua l’ieri, di là il domani. Imbrigliato in questo groviglio di umori, di sensazioni e di impulsi il candidato vede dovunque “segni” e presagi. E dunque, secondo alcuni, si ciberà di polpette perché sferiche e piene di formaggio, sono l’immagine della sorte propizia ed una minaccia per i nemici e i concorrenti: ne faccio polpette, me li mangio come mangio queste polpette. Qualcun altro suggerisce il consumo di braciole, ma credo che non sia un buon consiglio, da quando certe operazioni poco profumate e troppo oleose che si svolgono nelle cucine della politica bassa, vengono indicate con un’espressione culinaria, “ arravoglià’ ‘e braciole”, che nel gergo politico non indicano certamente qualcosa di bello. Perciò mi sembra opportuno che in questi giorni, almeno in questi giorni, i candidati si tengano lontani da certi piatti e da certe metafore. Noi comuni mortali, invece, che non abbiamo di questi problemi possiamo continuare ad abbuffarci di braciole, cotiche, costarecce, salsiccia e chi più ne ha più ne metta. Alla salute nostra e dei politici!!!!!