Stamani mentre facevo zapping su internet sono finito sul sito del Corriere della sera e ho avuto la fortuna di gustare un’ interessantissima analisi, risalente a qualche annetto fa, di Ernesto Galli della Loggia intitolato “Trasformismo dilagante-Le radici della crisi dei partiti”. Lo storico, giornalista ed editorialista del Corsera parte dalla considerazione che la situazione odierna non è tanto dissimile da quella degli ultimi decenni dell’Ottocento dopo l’esaurimento della Destra e della Sinistra risorgimentali, perché Cavour governò per anni con una maggioranza battezzata con il nome di “connubio”, che escludeva solo la Destra e la Sinistra estreme. Fu solo all’inizio del Novecento, quando fecero la loro comparsa a Montecitorio, prima i socialisti, poi i cattolici, i fascisti, i comunisti, e i loro rispettivi partiti che si creò una forte e netta contrapposizione ideologica. Tutto questo cadde sotto i colpi di “Mani Pulite”, e la contrapposizione tra destra e sinistra in modo blando fu tenuta in vita dalla discesa in campo di Berlusconi, che agitava “il fantasma dell’anticomunismo, e alla risposta dei suoi avversari con il controfantasma dell’antifascismo”. Venuto meno questo ventennio, oggi manca una reale divisione tra destra- sinistra e i partiti sono in crisi, secondo della Loggia, non perché manchino differenze e contrasti di interesse, ma non ci sono riflessioni “sulle ragioni di fondo della crisi del Paese, la fantasia e l’audacia di immaginare vie e strumenti nuovi, nuovi compiti e nuovi doveri, per cui al posto delle lotte abbiamo le risse, al posto delle discussioni le polemiche, al posto dei giornali e dei libri i talk show popolati di «ospiti» capaci solo di ripetere slogan a cui si sospetta che essi siano i primi a non credere”. Dopo le acute e splendide parole di della Loggia, mi sovviene la sapienza profetica del mio mitico amico Oscar Wilde “ Adoro i partiti politici : sono gli unici luoghi rimasti , dove la gente non parla di politica”. Ironia a parte , la situazione è davvero seria perché è in gioco il destino del Belpaese e di tutti noi, e se i partiti o partiti di essi si limiteranno a chiamarsi movimenti o a dividersi ulteriormente per spartirsi il contentino del proporzionale, ci aspetteranno anni ancora più difficili in cui cresceranno a dismisura trasformismo, leccaculismo, culto della personalità, corsa sfrenata al plebiscitarismo, imbecilli che si alzano la mattina col solo pensiero di propinarci le loro perle di saggezza e di verità, politici beccati con le mani nella marmellata I partiti o movimenti, invece, devono saper cogliere e interpretare le esigenze i bisogni primari della gente, organizzarsi per bene estromettendo affaristi e opportunisti, affacciarsi alla modernità con ricette nuove ed efficaci. In poche parole più passione sincera, sguardo verso il futuro e meno frasi ad effetto