Il termine maggiormente utilizzato in questo periodo per celebrare il primo anno dell’amministrazione targata Velardi è “cambiamento”. Abbondano espressioni tipo: la città è cambiata, l’aria è cambiata, l’amministrazione del cambiamento. Sforzandomi di tenere distinta la posizione di cittadino dalla carica di consigliere comunale, che mi indurrebbe a formulare giudizi di parte, più volte mi sono chiesto: ma davvero Marcianise è cambiata? Trovandomi in difficoltà ho cercato, allora, di rispondere a questo quesito attraverso un altro interrogativo, ossia quando una città può considerarsi veramente cambiata? Ebbene, pur non entrando nel dettaglio ritengo che il vero cambiamento è determinato dalla volontà e dall’ambizione di porsi come creatori e non come gestori, sia pure decorosi, dell’ordinario. Creare per cambiare. Gestire per mantenere. A Marcianise nell’ultimo anno non si è creato bensì gestito. Ciò detto, caro Michele, approfitto ancora un po’ della tua ospitalità per porre una questione politica non più rinviabile. Mi riferisco alla necessità di procedere a Marcianise alla ricostruzione di un centrodestra forte e propositivo, che torni ad essere protagonista. Il bisogno di avere ben presente la propria identità e di fare squadra per affermare valide alternative sul piano politico è più che mai stringente. Per uscire dalla situazione di marginalità servono la consapevolezza dell’insostenibilità di questa situazione e la volontà di imprimerle, adesso, un cambiamento. A Marcianise il centrodestra ha bisogno di guardare in faccia la realtà per ciò che essa è veramente. Come possono generazioni nuove raccogliere il testimone e farsi portatrici di maggiore coerenza e determinazione? Se tanti sono stati gli errori commessi, tanti sono anche i punti di forza da cui si può ripartire. La volontà di innovare e di costruire un nuovo percorso, in continuità con le buone intuizioni e in rottura con gli errori commessi, deve prevalere su qualunque altra tentazione. Non serve più una politica del giorno per giorno, come non serve una politica che denunci le cose non fatte o fatte male, serve una politica fatta di contenuti, di proposta innovativa, di ripresa dell’orgoglio dove tutti sono chiamati a svolgere il proprio ruolo e la propria azione sociale, economica, lavorativa, culturale, formativa, sportiva. Auspico, quindi, la formazione di un gruppo, soprattutto politico, che ricostruisca una peculiare cultura di governo.
Antimo Zarrillo
consigliere comunale