A 5 anni trascorrevo intere giornate in compagnia di mio nonno che faceva il bidello in una sezione di partito ove ho avuto la fortuna di conoscere giovani personaggi poi divenuti leader del partito e figure di primo piano delle istituzioni, l’entusiasmo e la gioia negli occhi e nelle mani di ognuno per l’organizzazione della festa di partito, l’euforia e i caroselli per la vittoria alle comunali, la delusione e il pianto per la disfatta elettorale imprevista e tanti modi di dire, aneddoti, frasi. Ricordo che tra i detti che più mi incuriosiva perché non riuscivo a comprenderne il senso c’era:” In politica ciò che vale oggi, non vale domani”. Per anni e anni mi son chiesto cosa volesse dire e solo intorno agli anni della maturità son riuscito più o meno ad afferrarne il significato: se un politico assume un impegno o dà la parola oggi, non necessariamente varrà il giorno dopo. Ed in effetti, crescendo ho constato che quelle parole avevano un loro fondamento. Come diceva, Eduardo De filippo, però, “nella vita gli esami non finiscono mai” e alla mia veneranda età, mi ritrovo a fare i conti con una nuova considerazione o addirittura assioma per buona parte della gente :”Ormai, non c’è più alcuna differenza tra destra e sinistra, son tutti uguali nelle idee quantunque ce l’abbiano ancora e nei comportamenti”. Per coloro che hanno una radicata convinzione ideologica solo il prendere in considerazione queste parole equivale a un vero e proprio dramma esistenziale, ma negare la realtà è sempre dannoso per se stessi e chi li circonda perché comporta solo spreco di energie e risorse senza adeguate ricette e risultati tangibili per la collettività. E allora, non potendo sottrarsi ad un esame di realtà valutiamo una serie di comportamenti rimbalzati ultimamente agli “onori” della cronaca politica. Sicuramente non può ritenersi di sinistra un Hollande che respinge gli immigrati e rigetta la proposta delle quote, parimenti dubbia l’identità si sinistra del premier Renzi che nel Job Act introduce controlli sui lavoratori o, a fronte del grave problema del precariato e di un corpo docente invecchiato, annuncia il probabile rinvio delle assunzioni nella scuola perché desidera l’approvazione così com’è della sua riforma scolastica o passare all’incasso elettorale il prossimo anno. Nutro dei dubbi che siano di sinistra, anche quanti invece di rimboccarsi le maniche, fare al meglio il proprio dovere, collaborare con gli altri per il benessere della propria terra preferiscono affidarsi all’uomo forte o della Provvidenza. A tal riguardo povero Vincenzo De Luca, per accontentare i più dovrà invocare San Gennaro, conquistarsi le sue grazie e per lo meno fare una decina di miracoli. Personalmente attraverso un’opera di sinergia con le istituzioni e cittadini, mi accontenterei del distretto turistico, del fondo per anziani ed disabili e della risoluzione del problema delle ecoballe. Più innamorati di sé piuttosto di una città che soffre per la disoccupazione, mancanza di spazi pubblici e di interventi socio-culturali sono i tanti coordinatori politici di questo o quel consigliere regionale, prime donne e soprattutto aspiranti sindaci che ogni giorno crescono a dismisura nel Pd a Marcianise. Di questo passo il Partito Democratico rischia di avere alle prossime elezioni comunali più referenti di area e incaricati che voti. Per evitare l’inevitabile, consiglierei al segretario, Angelo Raucci, cui va la mia solidarietà umana perché in questo momento così delicato e difficile non vorrei trovarmi nei suoi panni, di tagliare una volta per tutte la testa al toro riguardo alla fatidica scelta del candidato sindaco attraverso l’istituzione di commissione di 21 membri, di cui 4 presidenti delle associazioni più rappresentative sul territorio e 17 in rappresentanza di tutti i rioni della città. I membri estratti a sorte avranno il difficile compito di vagliare e selezionare l’aspirante sindaco col migliore progetto e passione per la città. Naturalmente per scongiurare indebite influenze, se fossi il segretario o chi per lui incaricato, eviterei di comunicare i nominativi dei componenti la commissione ed effettuerei tutti i colloqui in giornata. Altra via d’uscita, vista la situazione che si è venuta a creare e il rischio sempre più concreto di affidare la candidatura ad una figura esterna, francamente faccio fatica a individuarla. E’ sotto gli occhi di tutti, infatti, che dopo il voto delle regionali agli abbatiani e fecondiani si son aggiunti gli oliveriani, capeggiati da Giuseppe Moretta e i grazianiani guidati da Raffaele Guerriero, ognuno pronto a far valere il suo peso e coronare la sua ambizione. Se il Pd non se la passa bene, non va meglio per il centrodestra e i Cinquestelle. Premesso che non mi intriga per nulla, se il sindaco ritirerà o meno le dimissioni poiché ho un’idea abbastanza compiuta dei suoi limiti, capacità e modi d’agire, merita invece qualche riflessione in più l’atteggiamento della maggioranza ma anche dell’opposizione in consiglio comunale. A mio modesto parere, di fronte a un tale impasse politico-amministrativo non ci sono interessi in gioco, attaccamento alla poltrona, timore delle elezioni e altre valutazioni personali che tengano: o si vada subito alle elezioni oppure i partiti di maggioranza assumano un’iniziativa politica forte, proponendo al sindaco ma anche all’opposizione un mandato a termine su alcuni punti qualificanti per la città e poi subito la parola agli elettori. E’ mia convinzione, supportata dall’intramontabile rancore che pervade certa sinistra, che se il centrodestra saprà sbrogliare i fili di questa intricata matassa e individuare un nome forte sganciato dai partiti, difficilmente avrà rivali alle prossime elezioni. Chi sta a guardare, pur avendo il vento in poppa e la possibilità di scompaginare ogni previsione, è il Movimento Cinquestelle. Eccetto per qualche petizione ai gazebo su questioni di carattere nazionale e qualche furiosa dichiarazione di autorevoli esponenti e simpatizzanti sui social network , i pentastellati sono del tutto disinteressati alle vicende locali. Black out politico solo apparente a Capodrise dove, mentre l’ex maggioranza e Giuseppe Glorioso continuano a darsele di santa ragione sulla vicenda del Parco Rodari, il Pd si guarda attorno e qualcun altro è già a lavoro per il grande ritorno. Chiudo per il bene dell’Italia, con un incoraggiamento a Pippo Civati e il suo Movimento Possibile a creare finalmente con i delusi del Pd, Sel ed altri, una forza di sinistra non lamentosa, nostalgica, narcisistica intellettualmente e moralmente, ma moderna , di governo e attenta alle fasce deboli.