Amici e conoscenti,
tutti sicuramente tra i tanti mali e problemi che affliggono la società odierna, ne abbiamo uno in particolare che ci impensierisce, suscita rabbia, rattrista più degli atri. A me, la contraddizione più stridente del mondo attuale, che mi umilia , atterrisce, confonde è la povertà. Ogni volta che ho difronte un mio simile che ha fame, non ha la possibilità di vestirsi, di badare alla sua salute o condizione igienico-sanitaria, è un pugno allo stomaco, una tristezza senza misura, una vergogna vomitevole e uno sdegno cieco verso il genere umano cui appartengo. Non a caso evito viaggi in quei posti paradisiaci per le bellezze naturale ed infernali per lo stato socio-economico dei suoi abitanti, perché conoscendomi so che non godrei un attimo di tanta beatitudine paesaggistica. Non bisogna però darla vinta alla rassegnazione e penso che fin quando non cala il sipario dell’indifferenza e dell’individualismo sfrenato, ma avremo sempre parole ed emozioni nel raccontare queste orribili distorsioni del mondo moderno, ci sarà sempre la speranza di costruire un mondo più giusto. Discuterne, provare disgusto e agire, a mio modesto parere, sono le 3 stazioni dove per forza di cosa deve fare tappa il treno degli uomini di buona volontà per arrivare a destinazione. Agire significa che, ognuno di noi a partire da quello della porta a fianco che se la passa male, deve tendere la mano, donare un pasto caldo e, nei limiti delle sue possibilità, dare un contributo per vestirsi e curarsi. Anche lo Stato e le istituzioni tutte son chiamate a fare la loro parte, sia attraverso l’incremento dei fondi e interventi non solo a carattere assistenziale ( sussidi o bonus di vario genere) che tramite qualche azione immediata volta a migliorare tempestivamente le condizioni di vita dei meno fortunati. Il nostro Parlamento, ad esempio, sulla scia della decisione assunta dall ‘Assemblèe Nationale francese il 21 maggio scorso, potrebbe approvare una serie di provvedimenti per costringere tutti i supermercati con una superficie di oltre 400 mq a donare prodotti in scadenza o invenduti .La riforma francese prevede anche il divieto di “ rendere inutilizzabili le scorte, per esempio cospargendole di candeggina , come accade oggi abitualmente. I grandi centri commerciali , avranno dunque, l’obbligo di sottoscrivere convenzioni con associazioni caritative per smaltire le scorte. I prodotti ormai avariati e non più commestibili dovranno invece essere usati per il compostaggio agricolo o per finalità energetiche”. Per far si che il progetto francese vada in porto , è però necessario che le associazioni caritative si muniscano di apposite apparecchiature quali celle frigorifere per conservare i prodotti donati. Siccome non solo in Francia ma anche in Italia, la percentuale del cibo sprecato da supermercati e grande distribuzione è di gran lunga più bassa rispetto a quella delle famiglie, occorrerà anche un programma alimentare nelle scuole. In Italia, una petizione simile a quella francese è stata lanciata su change.org.