Avete mai sentito parlare del migliaccio, preparato in occasione del Carnevale insieme alle chiacchiere e alle castagnole? Un dolce della nostra tradizione culinaria, semplice ma dal gusto unico e intramontabile. Chiamato così perché inizialmente veniva fatto con la farina di miglio, a testimonianza delle sue umili origini, oggi è in larga parte preparato col semolino. Esistono tantissime versioni, che si tramandano di famiglia in famiglia, però personalmente non so opporre la minima resistenza a quella realizzata col semolino e aggiunta di ricotta.
Ingredienti e preparazione:
500 ml di latte 125 ml di acqua 25 gr di burro 250 gr di zucchero una bustina vanillina scorza di 1 arancia 3 uova 125 gr di semolino 250 gr di ricotta e limoncello.
Scaldare il latte con l’acqua e il burro. Aggiungere metà dello zucchero, la vanillina e la scorza di arancia. Portare a bollore. A parte, sbattere le uova con lo zucchero. Togliere la scorza d’arancia dal latte. Aggiungere il semolino e far addensare. Togliere dal fuoco e mescolare con le uova, unire la ricotta e limoncello Trasferire in una teglia imburrata e cuocere per 40′ a 180°
Restando nella nostra regione una particolare versione di migliaccio è quella dei comuni della Valle Caudina, divisa tra le province di Benevento e Avellino, ove questo dolce è una specie di polenta cotta al forno o semplicemente fritta e rappresenta il piatto principe del martedì grasso nelle varianti dolce e salata. La variante dolce è la variante povera della sfogliatella napoletana e al ripieno della sfogliatella si avvicina parecchio, al punto tale che il migliaccio viene chiamato nella Valle Caudina anche “sfogliata”.
Altro dolce irrinunciabile del Carnevale sono le chiacchiere il cui nome deriva dalla regina Savoia che volle chiacchierare ma ad un certo punto, le venne fame e chiamò il cuoco Raffaele Esposito per farsi fare un dolce che lui chiamò le chiacchiere. Hanno la forma di una striscia, talvolta manipolata a formare un nodo (in alcune zone prendono infatti il nome di fiocchetti).
La base è un impasto di farina, fritto o cotto al forno, su cui si spolvera zucchero a velo.
Possono anche essere coperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con alchermes o servite con il cioccolato fondente o con mascarpone montato e zuccherato.
La tradizione delle frappe probabilmente risale a quella delle frictilia, dei dolci fritti nel grasso che nell’antica Roma venivano preparati proprio durante il periodo dell’odierno. Dulcis in fundo: se vi assale all’improvviso la voglia di dolce e cercate delle leccornie veloci e golose , che non richiedono tempi di lievitazione , ma vanno semplicemente impastate e pronte per essere fritte, allora regalatevi le castagnole. Chiamate così perché somigliano a delle castagne , sono soffici palline ricoperte di zucchero a velo che si preparano nel periodo di Carnevale, che potete gustare semplicemente o riempirle con crema pasticcera o cioccolata.
Impastati gli ingredienti principali uova, zucchero, farina e burro si formano delle palline che vengono poi fritte in olio bollente.
Le castagnole sono senz’altro uno dei simboli del Carnevale, come attesta anche un proverbio diffuso nei vari dialetti marchigiani; si riporta qui di seguito, espresso in anconitano:
(dialetto anconitano)
« Fenito Carnevà, fenito amore
fenito a fà la pachia da signore
fenito de stacià farina in fiore
fenito de magnà le castagnole » (IT)
« Finito Carnevale, finito amore
finito il far la pacchia da signore
finito il setacciar farina in fiore
finito il mangiare castagnole »