Sembrerebbe di si. Il condizionale è d’obbligo perché per alcuni la storia che mi appresto a raccontarvi ha un fondo di verità, per altri invece è solo una leggenda metropolitana. Io mi limiterò a riportarvi una serie di singolari testimonianze e accadimenti, poi sarete voi a farvi un’idea. Secondo la dettagliata ricostruzione dal trevigiano Giorgio Fantin, presidente della Congrega per le tradizioni trevisane, nonché ex rugbista e noto architetto, ripresa anche dal Sole 24 ore Food 24, il Tiramisù è un dolce preparato sul momento nelle case chiuse del trevigiano. Un dessert che le prostitute servivano ai loro clienti, per rinvigorirli. E da qui, il nome, Tiramisù ( o meglio tiramesù) . Siamo nella Treviso dell’immediato dopoguerra, negli stretti e oscuri vicoli del quartiere di San Nicolò, allora zona malfamata nonché quartiere “a luci rosse” frequentato da sottoproletariato, ambulanti, saltimbanchi, ladruncoli e prostitute. Dopo il bombardamento di Treviso, l’unico postribolo rimasto in piedi nella zona era quello di via Marzolo, il casino Caporini, dove lavorava come cuoco un tale Danilo Ragazzon detto “el rosso”. “L’amico Sandor Pedron mi conferma che il cuoco del casino Caporini in via Marzolo, certo David il Rosso di cui non si ricorda il cognome-scrive Fantin- ha inventato il tiramisù, con appellativo significativo, assemblando gli avanzi delle care signorine perchè nulla veniva buttato via: i sorbetti del caffè che non si faceva nella moka, ma con la cooma, i fragili e digeribili biscotti savoiardi, il cognac Stock Medicinal e il cioccolato fondente della Perugina, se non c’erano le scaglie del cioccolato regalato dai militari inglesi che frequentavano il casino di via Marzolo, un edificio liberty cui qualcuno ha cancellato la bella facciata pensando, cosi, di cancellarne anche la poco onorevole, per qualcuno, storia passata”.
Diciamocela tutta, l’energetico dolce chiamato “sbatudin” d’uovo montato con lo zucchero (altro che mascarpone) avrebbe resuscitato anche i morti.
A dar mano forte a questo racconto a dir poco intrigante, è Zeno Giuliato, politico del Pdci ed esponente di Casartigiani, nel suo libro “Storie di Zeno” ove dedica un capitolo per raccontare questa storia, indicando addirittura una data precisa come “nascita” del Tiramesù: il giorno di Pasqua del 1945, proprio nel casino Caporini. “ Sono in molti a rivendicarne l’invenzione. Tra questi va ricordato il casino di San Nicolò in cui pare sia stato preparato questo dolce leggiadro il giorno di pasqua del 1945, utilizzando come ingredienti tutte le cose che c’erano a disposizione». Il quel lontano 1945 – racconta Giuliato – la tenutaria del bordello, qualche ragazza e due clienti abituali improvvisarono un dolce usando ciò che trovano in dispensa. Anche nel più scalcinato dei casini c’erano sempre uova, caffè, marsala e biscotti». E, aggiunge Giuliato con cognizione di causa, «il mascarpone entrò solo in seguito a far parte della ricetta». «Alcuni pasticceri trevigiani – riprende – giurano che anche il grande Maffioli concordasse su questa genesi del tiramisù». Lascio a voi ogni valutazione del caso.