A chi non è capitato di restare imbrigliato nella rete di pensieri e di non sapere come uscirne. Pensi e ripensi sui tanti perché, come il continuo susseguirsi dei vagoni di un treno infinito, ma non riesci a trovare una risposta col solo risultato di sentirti stanco, esausto, avvilito. Cosa si può fare? Già Nietzsche diceva che “il perché” delle cose ci aiuta a sopportare meglio il “come“, precisando così che a volte andiamo alla ricerca delle cause più perché ne abbiamo bisogno che per la possibilità di trovarle e risolvere il problema. I recenti studi della psicologia moderna, a tal riguardo, concordano che pensare troppo, fa male. In particolare in un articolo pubblicato sulla rivista Trends in Cognitive Sciences e riportato dall’Internazionale, i ricercatori Adam Perkins, Danilo Arnone, Jonathan Smallwood e Dean Mobbs propongono una nuova ipotesi: il nevroticismo cioè la tendenza di alcune persone ad avere pensieri negativi dipende dai pensieri autogenerati. Il cervello, in parole semplici, può generare pensieri senza alcun legame diretto con l’ambiente, un’attività che è alla base del sognare a occhi aperti, del fantasticare o del vagare con la mente. Secondo gli psicologi, una iperattività dei circuiti neurali che generano tali pensieri potrebbe portare al nevroticismo, spiegando sia la tendenza a vedere minacce ovunque sia la maggiore creatività. Le aree del cervello coinvolte sarebbero la corteccia mediale prefrontale, che è associata alla percezione consapevole di una minaccia, e il nucleo basolaterale dell’amigdala, che è importante per la generazione delle emozioni, tra cui la paura. C’è un rimedio? Secondo questa nuova ipotesi, la meditazione, che porta a un controllo dei pensieri autogenerati, potrebbe proteggere da alcune conseguenze negative, ma se svolta male potrebbe peggiorare la situazione. Secondo, invece, altri studiosi della materia, come il dott. Flavio Cannistrà, psicologo, psicoterapeuta a Roma, a Monterotondo e specialista in Terapia Breve Strategica, vi sarebbero altre via d’uscita alla trappola dei pensieri:
- rivolgerci a uno psicologo per liberarci da questa negativa abitudine
- allenarci a bloccare i pensieri cioè a lasciarli scivolare anziché fermarsi a osservarli e a nutrirli con altri pensieri.
Scegliete voi, la soluzione che più vi aggrada , ma fate qualcosa per trovare la via d’uscita a questa trappola micidiale in cui rischiamo di annullarci e di finire come quei vecchi e stanchi cavalieri che, partiti per un lungo viaggio alla ricerca della verità, dopo anni di vano vagabondare cadono per gli stenti senza più riuscire ad alzarsi.