Più che buona norma dovrebbe essere doveroso, a mio modesto parere, per i rappresentanti informare i cittadini sulla loro azione, soprattutto quando assumono decisioni particolarmente rilevanti per la vita quotidiana dei cittadini o cambiano casacca. Ed invece, nel nostro Paese tanto splendido quanto ricco di contraddizioni e paradossi , non accade quasi mai. Non l’avverte come un obbligo verso la gente, il premier Matteo Renzi, che continua a spararla grossa sul drammatico problema dell’immigrazione che rischia di far collassare l’Italia, ma poi puntualmente fa dietrofront senza spigarne le ragioni. Aveva accennato ad iniziative forti, se nel consiglio Europeo del 25 giugno non fosse passato l’accordo delle quote ed altri interventi tangibili a favore dell’Italia, ed invece difronte alla netta chiusura dei partner europei ha alzato i tacchi e si è limitato a dire : ”Se questa è la vostra idea di Europa, tenetevela”. Evidentemente c’è dell’altro che non c’è dato sapere. Confidiamo comunque, in un riscatto d’orgoglio patriottico dell’ultim’ora.
Parimenti la sinistra interna del Pd dovrebbe illustrare agli insegnanti, se il voto favorevole di tutti i suoi adepti al senato eccetto Mineo e Tocci che son usciti dall’aula sul ddl “La Buona Scuola”, è stato unicamente dettato da una sorta di compromesso con Renzi e company, ossia rinvio all’anno prossimo della figura del preside manager con tanto di poteri e l’assunzione di 100mila precari quest’anno, o ci sono altre ragioni più recondite e profonde.
Un confronto con i propri elettori non farebbe male nemmeno a Fassina, Cofferati e quant’altri aderiranno al movimento di Civati, per chiarire se ne condividono lo spirito, l’impianto programmatico, l’organizzazione o vi prendono parte unicamente per vendetta verso il Pd.
Non fanno eccezione, anzi dovrebbero avvertirlo più pressante e urgente un chiarimento con gli elettori, quanti in seno al consiglio regionale o amministrazioni locali si apprestano a fare il volo della quaglia e posarsi sul carro del vincitore, Vincenzo De Luca.
Dovrà necessariamente rendere conto alla città , sia in caso di ritiro che di conferma delle dimissioni, il sindaco Marcianise , Antonio De Angelis.
Particolarmente nel primo caso il primo cittadino, a mio avviso , dovrebbe insieme ai leader della sua coalizione di governo, Gerardo Trombetta (Fratelli d’Italia), Antonio Tartaglione ( Ncd), Raffaele Laviscio e Paride Amoroso ( Forza Italia di maggioranza, l’altra è rappresentata dai zinziani all’opposizione), Antonio Belfiore ( Società civile italiana), Pierluigi Salzillo degli Indipendenti, incontrare la cittadinanza e spiegare le ragioni personali, politiche del suo ripensamento e, soprattutto, assumere impegni precisi e circostanziati per uscire dall’attuale stallo politico-amministrativo. Al momento non so cosa farà il sindaco, so invece cosa farei io se fossi al suo posto, ossia se ci fossero ragioni personali probabilmente attinenti al mio stato di salute o ai miei affetti e sentimenti privati che mi impediscono di esercitare a pieno e al meglio il mio ruolo: me ne starei tranquillo a casa, a salvaguardare la mia integrità psico-fisica, a coltivare e godermi la mia famiglia e le mie passioni, perché né il Padre eterno né il medico hanno stabilito che io o qualsiasi altro, dobbiamo essere uomini in poltrona per ogni stagione.
Forzarmi, in nome della passione politica e amore per la città, potrebbe avere un duplice effetto negativo per me stesso e per chi contavo di aiutare col mio sacrificio.
Qualsiasi sarà la decisione, non mancherà il mio rispetto.