“Il Radicale”: al PalArti in scena il Caravaggio contemporaneo

CAPODRISE. Un inquieto, un criminale. Così i biografi dell’epoca descrivevano uno dei personaggi più straordinari della storia dell’arte: il maggiore innovatore della pittura italiana fra il Cinquecento e il Seicento. Un rivoluzionario che ha sconvolto la grammatica dell’arte in Europa con un linguaggio di drammatico realismo, fondato sul contrasto fra luce e ombra, chiave ermeneutica della sua stessa vita. Dannato e perseguitato, sarà trovato morto su una spiaggia deserta: per febbre, si scrisse. Ma in molti sostengono, vittima di una congiura e di sé stesso. Ispirandosi a quattro suoi celebri dipinti (“I bari”, “La vocazione di San Matteo”, “La conversione di San Paolo” e “La morte della Vergine”), al Palazzo delle Arti di Capodrise, il 23 febbraio, alle 18:30, il regista Riccardo Pisani, ne “Il radicale”, metterà in scena Michelangelo Merisi così come lo avrebbe ritratto il Caravaggio, esaltando la marginalità dell’uomo e catapultando nella contemporaneità l’artista. Pisani ha scelto di non riproporre i suoi quadri “alla lettera”, ma di farne citazione, suggestione, pretesto. Di provare a scomporli per poi reinventarli attraverso la parola e il corpo, in un continuo dialogo tra opposti: passato e presente, realtà e sogno, storia e mito. Sul palco, Roberta Aprea, Danilo Bifulco, Simone Di Meglio e Federica Palo. Completeranno il gruppo di Contestualmente teatro Lenny Pacelli, che ha composto le musiche; Gina Oliva, che ha realizzato i costumi; e Martín Di Maggio, aiuto regista. Lo spettacolo inizierà con un prologo: sarà “re”-citata la deposizione che Bartolomeo Vanzetti fece in tribunale, nel 1927, prima di essere condannato alla sedia elettrica: «Ho sofferto perché sono un radicale». L’opera di Pisani è un dichiarato atto di accusa verso la menzogna, che assume i panni di un manipoli di cialtroni, quelli di uno Stato assassino, dello strapotere economico, di un Dio distratto, della morte, spietata e cinica come un bambino. La trama, dal finale aperto e sospeso, si risolverà in una profonda riflessione sulla vita e sul suo significato. Il lavoro su Caravaggio è nato sotto forma di corto teatrale in occasione della finale del concorso di regia “L’arte è una menzogna”, indetto dal teatro “Tram” di Napoli, lo scorso luglio. È stato, poi, rappresentato al festival “VissiDarte”, organizzato dal Comune di Napoli al Chiostro delle statue. E, infine, si è classificato semifinalista nella prima edizione del concorso “Corto d’opera”, promosso dal Comune di Aprilia, a gennaio. Lo spettacolo, nella formula del teatro camera, è il terzo evento della rassegna “Capodrise contemporanea”, giunta alla seconda edizione. L’ingresso è gratuito.

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