MARCIANISE, ELEZIONI: CON LE CANDIDATURE A SINDACO DEI SOLITI NON FANNO UNA BELLA FIGURA LA POLITICA E LA CITTA’

Con l’avvicinarsi del Natale, fervono i preparativi per trascorrere le festività in gioia, allegria e con tante
leccornie. Sebbene l’inflazione abbia colpito duramente, molte persone non vogliono rinunciare alla
tradizione e si affrettano a comprare cibo, magari un viaggetto, prima che la speculazione cali la scure
anche sulle alette di baccalà. Anche la politica sente il clima natalizio e spreme le meningi, fa leva su tutta la sua fantasia per portare ai marcianisani il dono più bello in vista delle prossime elezioni amministrative. In base ad indiscrezioni, confermate da diversi organi di stampa, i marcianisani sott’albero troveranno 5 o 6 candidati al sindaco, di cui la maggior parte al secondo o terzo giro di giostra e qualche new entry con un curriculum politico di tutto rispetto. I cittadini ne saranno lieti? A mio modesto parere, poco o per nulla. Non faccio nomi perché il problema non è x o y e se il primo sia più bravo del secondo, ma è tutto politico e investe l’immagine della città. E’ mai possibile, mi e vi chiedo, in una città di 40.000 abitanti, tra le più importanti economicamente e culturalmente della provincia di Caserta, da parecchi anni manchino persone nuove e che abbiano le qualità necessarie per indossare la fascia di primo cittadino? Se cosi fosse, vuol dire che Marcianise non ha persone di spessore oppure che ci sono , ma i partiti fanno in modo che non emergano. Nell’uno e nell’altro caso, sia la politica e che la città non ne escono bene. Qualcuno obietta che la colpa non è dei partiti o delle aggregazioni politiche create ad hoc, ma delle cosiddette persone “perbene”, indicando con questo termine coloro che si sono particolarmente distinti in ambito professionale e non hanno mai fatto politica, che preferiscono restare a casa o guardare dalla finestra. A costui, faccio notare che eccetto il Mahatma Gandhi, non conosco persone che da sole abbiano organizzato una rivoluzione e siano riuscite a portala a compimento. La persona “perbene” è poco invogliata a scendere in campo, sacrificando lavoro e famiglia, se si contano sulle dita di una sola mano i soggetti con cui potrebbe condividere idee, progetti e delineare percorsi d’attuazione.