Ad asserirlo è l’archeologo Pasquale Fecondo in un intervento che pubblico qui di seguito :
“Nel 1881 moriva il canonico G. Battista Novelli, uno degli uomini più ricchi della Campania. Al pari di
altre famiglie facoltose di Marcianise, aveva fortemente ingrandito il proprio patrimonio immobiliare
mediante l’acquisto all’asta di beni ecclesiastici e del demanio attraverso pratiche alquanto discutibili (1).
Con il suo testamento, una sorta di conversione spirituale, disponeva di destinare quasi tutti i suoi beni
alla locale Congregazione della Carità per fondare nuove Opere Pie che avrebbero avuto, come unico
scopo, il sollievo e il miglioramento della vita dei poveri di Marcianise.
A seguito del “ricco boccone” lasciato del Novelli, la Congregazione di Carità aumentò il numero dei
componenti della sua amministrazione che da quattro passò a otto, con un intreccio quasi sempre
parentale tra i “nobili” di Marcianise. L’allargamento del numero dei componenti determinò un rapporto
ancora più stretto tra gli amministratori dell’ente di beneficenza e quelli del Comune, gestito dalle stesse
famiglie. A seguito delle palesi irregolarità nella gestione della Congregazione di Carità, aumentarono a
dismisura le denunce sulla cattiva amministrazione dell’Ente. Il primo a denunciarle fu Domenico Santoro che, a causa dei suoi scritti, fu querelato, arrestato e, dopo pochi giorni dalla scarcerazione, morì per cause mai accertate. Le sue denunce saranno poi tutte confermate dalle relazioni di alcuni commissari prefettizi, mandati a Marcianise per indagare sulla cattiva gestione della Congregazione di Carità (2).
Dopo una progressiva decadenza, la Congregazione della Carità, sotto il nuovo nome di Opere Pie
Raggruppate, fu completamente abolita il 5 agosto del 1981 e il suo patrimonio residuo fu totalmente
incamerato dal Comune di Marcianise.
Tra i beni incamerati dal Comune c’era anche il palazzo di G.B. Novelli, un imponente edificio che
vantava, tra l’altro, un piccolo teatro e un “giardino di delizie”. Nel giardino, posta in primo piano, vi era
la bellissima Esedra che molto si avvicina, per stile architettonico, alla Reggia di Caserta. L’esedra era la
parte architettonica di un “Teatro di Verzura”, un elemento tipico dei giardini all’italiana a partire dal
XVIII secolo.
Negli anni ’80 il Comune, per ampliare l’edificio scolastico, pensò bene di demolire l’ala orientale del
palazzo (compreso il piccolo teatro); per dotare l’Istituto di un comodo parcheggio cementificò il giardino
e, per costruire la palestra, occupò lo spazio visivo destinato all’Esedra, l’ultima testimonianza del
“giardino di delizie”. Tra l’ex giardino del palazzo Novelli e la parte retrostante del Duomo c’è una
proprietà privata perimetrata da un muro in tufo, sulla cui parete meridionale vi era addossato un vecchio rudere. Ultimamente, quel vecchio rudere è stato demolito e si è trasformato in un’imponente schiera di villette unifamiliari. Per realizzare quest’intervento è stato totalmente demolito il muro perimetrale in tufo ed è stato ricostruito in cemento armato. La parte dell’edificio che affaccia direttamente sul cortile
scolastico presenta 26 finestre, tra cui 9 si trovano a meno di un metro di altezza dal piano di calpestio, il
tutto con un ulteriore danno all’immagine corale dell’antica Esedra.
L’edificio è notevolmente impattante ma non credo sia stato realizzato in difformità con le attuali
norme urbanistiche, anche perché l’immobile si affaccia su una proprietà comunale ed è sotto gli occhi
di tutti, poiché si trova in un luogo molto frequentato. Sarebbe infatti impensabile che sia stato
demolito un muro di proprietà comunale e, nel contempo, sia stato costruito un edificio in difformità
con l’attuale normativa urbanistica, senza che gli organi deputati al controllo non se ne siano accorti.
Credo che sia arrivato il momento di fare una seria riflessione politica sul futuro del nostro centro
storico, poiché questo è solo uno dei tanti interventi che hanno modificato o si apprestano a
modificare la nostra identità. I recenti interventi realizzati in via Santoro, via Salzano, via Grimaldi e
quello che si apprestano a realizzare in via Duomo stanno sancendo una marcata volontà distruttiva
del tessuto connettivo del centro storico. Eppure, tutti gli addetti ai lavori, considerano finalmente il
centro storico come un unico monumento da tutelare. Occorre dare una prospettiva futura al nostro
centro più antico e con esso a tutta la città. Bisogna liberarlo in modo efficace dal lento logorio delle
autovetture, acquisendo le aree limitrofe e destinarle a standard urbanistici, come, per es. l’area dell’ex
palazzo Blasio che potrebbe essere trasformata in un parcheggio interrato per consentire la totale
pedonalizzazione di piazza Carità. C’è, pertanto, l’esigenza di modificare radicalmente il nuovo Piano
Urbanistico (in fase di approvazione) e di riportare gli standard urbanistici al loro posto, nelle zone
omogenee.
Questi sono solo alcuni dei problemi che dovranno essere affrontati da chi esce vincitore dalle urne
nel prossimo mese di maggio e spero che la prossima amministrazione si circondi di persone
competenti per ridare a Marcianise quella dinamicità che manca da oltre di 15 anni”.
Pasquale Fecondo
Per chi volesse approfondire la tematica:
(1) S. DELLI PAOLI, Il Potere della Miseria, Curti 1998.
(2) A. MARINO, Domenico Santoro, Marcianise 2000.