MARCIANISE: LA DOTTORESSA ANNA FOGLIA SI CONGEDA DAI SUOI PAZIENTI

Con le informazioni di commiato lasciate ai suoi pazienti dalla dott.ssa Anna Foglia, medico di famiglia del Distretto 16 Marcianise, in cui informava che dal 31.12.2022 avrebbe chiuso il suo studio definitivamente, sulla parte esterna della portoncino, ha affisso anche, in forma stampata, questo suo pensiero sulle condizioni della professione del medico di medicina generale, che riportiamo di seguito:

 

“L’attività del medico ed in particolare del medico di famiglia è un’arte, maturata dopo diversi anni di studio che non può prescindere dall’esperienza attiva sul campo, ascoltando e visitando i pazienti. Con un fare investigativo, da detective, il medico coscienzioso, e vecchio stampo, affina le proprie capacità di diagnosi e di decisione, indispensabili per cercare di risolvere i problemi di salute dell’estesa comunità affidatagli dalle istituzioni.

Il mondo postcovid però, ci ha catapultato forzatamente nell’era digitale: tutto il sapere puoi trovarlo in un palmo di mano. Oggi, solo l’idea di conoscere tutto è risibile. Il mondo moderno si distingue per la novità, la transitorietà, la varietà e per l’accelerazione. Lo strumento digitale, quindi, ci ha fornito un aiuto alla nostra insufficiente capacità naturale di elaborazione, ma ci ha abituati ad un pensiero sequenziale, causa/effetto. La tecnologia ci ha sottratto una parte importantissima delle funzioni del nostro cervello, che è il pensiero laterale, sistemico, globale, che ci fa vedere le cose da tantissimi punti di vista, fornendoci solo una visione parziale. Basti pensare che nemmeno dieci anni fa, conoscevamo tantissimi numeri di telefono: parentado, amici, colleghi di lavoro. Adesso, invece, sono solo nella memoria-rubrica del cellulare. Persino la scrittura, la grafia non usiamo più, visto che i messaggi che inviamo dai cellulari sono brevi e privi di sintassi. Meno usiamo questa parte del nostro cervello, l’emisfero destro, quello ideativo-creativo e meno è pronto a rispondere, perché la funzione fa l’organo. Di fatto abbiamo perso buona parte dell’intelligenza, che vuol dire capacità di intelligere, ovvero di vedere in e tra le cose, fondamentale per agire in modo responsabile, per capire-conoscere, non credere. Il credere è una supposizione, un atto di fiducia. In questo contesto il medico di medicina generale sta perdendo sempre più il ruolo secolare di essere un punto di riferimento per il paziente, oberato dalla burocrazia, da regole ed incombenze digitali sempre mutevoli, fine a se stesse, che triplicano il carico di lavoro e rendono di fatto un servizio pessimo che, non avvantaggia alcun paziente. Non c’è più tempo per ascoltare, per visitare, per capire. Nelle infinite ore di attività lavorativa – non solo in studio, tra pc e cellulare – si raggiungono dei livelli di tensione tali da indurre molti pazienti ed anche gli stessi medici ad atteggiamenti saccenti che facilmente sfociano nella maleducazione. Spesso lo sguardo del medico è incollato allo schermo del pc, che necessita di grande attenzione.

 

Eppure, al centro del giuramento, quello ippocratico, c’è il paziente!

La programmazione di questi ultimi tempi, in campo sanitario, ha favorito la scarsità numerica dei medici di medicina generale, intanto, sia le nuove leve che i veterani, sono totalmente scoraggiati da un’attività senza orario, usurante, ricca di responsabilità e non adeguatamente retribuita.

(Dott.ssa Anna Foglia)