Caro Michele, non so perché ma attendevo questa tua esternazione. Hai tenuto fin quando possibile una parvenza di estraneità alla contesa, da presunto osservatore, ma non hai resistito. Qualche tua intervista, che ti sei solo compiaciuto di definire “senza filtro”, aveva chiari i segni del cedimento.
Credo, senza finzione, alla genuinità di quanto affermi ma, oggi, ti valuto, al pari di me, come giocatore in campo e, pertanto, mi corre l’obbligo di svestirti, io, della tunica immacolata che devo definire “pretesa” sol perché necessita commisurare l’incidenza della gratificante adulazione a cui da tempo sei esposto. Capita anche alla mia obiettività di traballare di fronte ad un complimento … siamo umani e, perciò, sensibili.
Da sempre, tuttavia, nelle nostre serene chiacchierate ho potuto constatare soprattutto una tua non chiara percezione della “cronologia degli eventi” non avendo mai avuto il dubbio, io, che fossi, tu, un mistificatore.